Buone Notizie

Scegli cosmetici biodegradabili

I prodotti beauty contribuiscono notevolmente all’inquinamento del nostro pianeta: il loro packaging di plastica e i make-up contenenti formule di microplastiche, inquinano tantissimo, e noi non c’è ne accorgiamo minimamente. Se pensiamo bene anche i trucchi con le principesse che si regalano ai bambini, sono fatti completamente di plastica.

Le microplastiche

Le microplastiche presenti nei prodotti cosmetici, oltre a inquinare l’ambiente, sono anche molto dannose per la nostra salute se vengono ingerite, e truccandosi è molto facile che accada, soprattutto con rossetti e lucidalabbra. I sintomi ricordano quelli che si trovano nel diabete, dell’obesità e in altre malattie croniche, ed è per questo che è consigliabile scegliere cosmetici plastic-free. Questo aiuterebbe il nostro pianeta e la nostra salute. Le microplastiche sono state ritrovate anche all’interno del corpo umano, sono state ritrovate tracce di microplastiche nei polmoni e nel sangue di donatori anonimi.

Perché scegliere cosmetici biodegradabili?

1. Non contengono sostanze dannose per la nostra pelle
2. Sono cruelty free, non sono testati sugli animali
3. Non immettono nell’ambiente sostanze tossiche
4. I cosmetici biodegradabili derivano dall’agricoltura biologica, dove è vietato di pesticidi chimici che danneggiano l’ambiente
5. Comprando cosmetici biodegradabili si incentiva l’economia e le persone a rispettare l’ambiente

Buone notizie

Molti brand nel mondo  producono cosmetici plastic-free, come ad esempio ‘’we luv eco’’ che è un brand tedesco, elate, zao make-up, axiology.  Molte persone negli ultimi anni hanno iniziato a preferire i cosmetici plastic-free, che aiutano il nostro ambiente e la nostra salute.

Perché?

Conseguenze della plastica sulla fauna e l’uomo

L’inquinamento da plastica negli ultimi decenni è diventato uno dei problemi più grandi e urgenti da fronteggiare e gestire, infatti, milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte ogni anno e compromettono la vita di molte specie, inclusa la nostra.

Conseguenze sull’uomo:
Svariate ricerche dimostrano che le tossine rinvenute nella plastica possono portare a disturbi riproduttivi, malattie polmonari, cancro, diabete, danni nello sviluppo in età giovanile e talvolta anche alla morte.
Cosa possiamo fare per ridimensionare l’utilizzo di prodotti inquinanti?

  • Non gettare la plastica sulle spiagge e nei mari
  • Incrementare l’utilizzo di borracce metalliche
  • Acquistare prodotti privi di imballaggi di plastica
  • Diminuire l’utilizzo delle cannucce di plastica
  • Riutilizzare bottiglie di vetro per il consumo d’acqua

Conseguenze sulla fauna:
Gli animali sono danneggiati dal nostro improprio smaltimento di plastica. Non solo compromettiamo i loro habitat ma anche la loro salute. Scambiano la plastica per del cibo e spesso se ne nutrono, portando alla loro morte. Anche se molte persone non sono interessate alla salute della fauna, in realtà è un argomento che tocca anche noi: se gli animali (per esempio pesci) mangiano della plastica e noi mangiamo loro a nostra volta, ingeriamo indirettamente suddetta plastica. Quindi, è un problema di tutti!

Perché?

Imballaggio di plastica nel cibo (è necessario?)

Gli imballaggi per gli alimenti, per quanto a volte necessari, sono spesso usati in modo eccessivo. Un caso eclatante di eccessivo utilizzo di imballaggi per alimenti sono le confezioni monoporzione, la cui popolarità è aumentata molto in questi anni. Sono i cosiddettiformati risparmio, dove in una busta di grandi dimensioni sono contenute numerose porzioni più piccole.

Le confezioni monoporzione sono un altro grande problema; per piccole porzioni di cibo viene utilizzato un quantitativo di plastica sproporzionato e, soprattutto, innecessario.

In Europa gli imballaggi corrispondono al 59% di pattume di plastica e negli Stati Uniti quasi il 65%. Anche se grazie a loro gli alimenti rimangono intatti e incontaminati, è comunque presente il rischio che siano proprio loro a compromettere la qualità del prodotto; la plastica è il materiale più incline a rilasciare sostanze chimiche. La soluzione migliore per questo problema è sostituire il più possibile gli imballaggi di plastica con alternative più sostenibili, meno dannose e soprattutto biodegradabili:

  • biopolimeri (un’alternativa facilmente biodegradabile)
  • legno (es. casse per frutta e verdura)
  • vetro (es. bottiglie per bevande)
  • carta (es. bicchieri monouso)
  • tessuto (es. sacchi per verdure)

Affinché l’utilizzo degli imballaggi di plastica da parte delle grandi aziende diminuisca, è importante che ognuno di noi acquisti prodotti in confezioni sostenibili o smetta di utilizzare dalle aziende che fanno abuso nei confezionamenti di imballaggi di plastica.

Riviera

Troppi rifiuti in spiaggia, risolviamo il problema!

Lungo la Riviera Romagnola, ancora oggi, si trovano centinaia di rifiuti gettati per terra, sia dai cittadini, che dai turisti. Una cosa inconcepibile nel 2024 e in un’epoca piena di informazioni su come la plastica e la raccolta indifferenziata possano causare danni a noi e al nostro ecosistema.
E’ sufficiente trascorrere pochi minuti lungo la riva per rendersi conto dei molteplici mozziconi, involucri di cibo, scarti di plastica o bottiglie di vetro abbandonati dai giovani la sera prima.

Le persone tendono a gettare tutto quello che consumano sulla spiaggia, provocando inquinamento e rovinando l’ambiente. Ognuno getta qualcosa pensando di provocare un piccolo danno e le spiagge finiscono per essere colme di rifiuti e senza nessuno che effettivamente si impegna a rimuovere o a smettere di gettarli.
Bisognerebbe aumentare i bidoni sulle spiagge in modo che le persone gettino i loro rifiuti senza arrecare nessun danno, lo Stato dovrebbe essere più severo ed emanare leggi apposite per impedire a questi usurpatori di rovinare la bellezza della nostra riviera.

Le persone si devono responsabilizzare (o devono essere maggiormente responsabilizzate) iniziando a fare dei piccoli gesti per non rovinare l’ambiente; ad esempio portarsi da casa dei sacchetti in modo da poter gettare i rifiuti per poi buttarli nei bidoni appositi in spiaggia.
I bagnini devono controllare che le persone non gettano rifiuti per terra e impegnarsi per primi a tenere pulito il proprio bagnino.
Secondo noi, i bagnini, prima dell’inizio della stagione devono posizionare sia più bidoni lungo la passerella, sia dei piccoli bidoncini per ogni ombrellone in modo che le persone possano usufruirne al meglio. Questo potrebbe essere il primo passo per iniziare a risolvere il problema dei troppi rifiuti in spiaggia.

Buone Notizie

Il divieto della plastica in Inghilterra

L’1 gennaio 2023 è entrato in vigore il divieto dell’utilizzo della plastica su tutto il territorio del Regno Unito. La Segretaria dello Stato dell’Ambiente Thérèse Coffey ha confermato l’intenzione di voler eliminare gradualmente l’utilizzo della plastica monouso.

Cosa è stato vietato?

Secondo il Daily Mail il divieto riguarderebbe solo alcuni tipi di plastica come ad esempio i bastoncini per i palloncini, posate, i piatti, i bicchieri, ciotole e vassoi di plastica utilizzati nei bar, ristoranti o take away. Invece nei negozi si troveranno ancora gli imballaggi di plastica. Nel 2020 è stato vietato anche l’utilizzo dei cotton fioc e delle cannucce di plastica. Solo il 10% della plastica utilizzata dagli inglesi viene riciclato. Il divieto si applicherà anche alle vendite online. Secondo alcuni dati, in Inghilterra vengono usati circa 721 milioni di piatti monouso e 2,7 miliardi di posate di plastica, la maggior parte di questi prodotti non è biodegradabile e ci mette anni per decomporsi, e lasciano una grande impronta nel nostro pianeta e nella nostra salute.

Le conseguenze della plastica sul Pianeta

La plastica ci mette più di 100 anni a decomporsi, e può arrivare fino a 1000 anni. Una ricerca dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e del Politecnico delle Marche ha trovato tracce di microplastiche nella placenta umana, ciò dimostra che la plastica non è nociva solo per il nostro ambiente ma anche per la nostra salute. La plastica è la causa dell’80% dell’inquinamento del mare.

Buone notizie

Il governo sta pensando a una soluzione anche per i filtri di tabacco, le buste di plastica e salviette umidificate. Il Galles e la Scozia hanno promosso anche loro dei divieti per l’uso della plastica. Continuando così saremo in grado di diminuire in modo molto notevole la plastica.

Si spera che il governo riesca a raggiungere i traguardi che si sono imposti, e che da esso prendano esempio anche altri Paesi.

Noi

Paesi che inquinano: dai più ricchi ai più poveri

L’inquinamento è un problema globale che colpisce tutti, ma non tutti contribuiscono allo stesso modo. Esaminiamo da vicino i paesi più ricchi e quelli più poveri per capire chi inquina di più e perché.

Paesi più ricchi: L’inquinamento da consumismo

I paesi più ricchi spesso sono quelli che producono e consumano di più. Il consumismo sfrenato porta a un’eccessiva produzione di rifiuti, alla deforestazione per fare spazio a nuove costruzioni e all’uso smodato di risorse naturali non rinnovabili. Inoltre, le industrie presenti nei paesi sviluppati spesso operano senza restrizioni ambientali, emettendo grandi quantità di gas serra e altri inquinanti nell’atmosfera. Anche il trasporto su larga scala, soprattutto quello basato su combustibili fossili, contribuisce in modo significativo all’inquinamento atmosferico.

Paesi più poveri: L’inquinamento legato alla povertà

D’altra parte, i paesi più poveri affrontano sfide diverse ma altrettanto gravi in termini di inquinamento. Molte comunità povere dipendono dalle risorse naturali per sopravvivere, come la raccolta di legna da ardere per cucinare e riscaldarsi. Questo porta alla deforestazione e all’erosione del suolo, con gravi conseguenze per l’ambiente. Inoltre, molte industrie che operano nei paesi in via di sviluppo non sono regolamentate e possono scaricare inquinanti direttamente in corsi d’acqua e terreni circostanti. La mancanza di infrastrutture adeguate per la gestione dei rifiuti porta spesso alla dispersione di rifiuti tossici nell’ambiente.

Soluzioni e responsabilità condivisa

Affrontare il problema dell’inquinamento richiede un impegno globale e una responsabilità condivisa. I paesi più ricchi devono assumersi la responsabilità delle proprie azioni e ridurre le proprie emissioni, adottando politiche ambientali più rigorose e investendo in tecnologie pulite. Allo stesso tempo, è fondamentale fornire supporto e risorse ai paesi più poveri per aiutarli a sviluppare in modo sostenibile. Ciò include la fornitura di tecnologie pulite, la promozione di pratiche agricole sostenibili e l’assistenza nella gestione dei rifiuti. In definitiva, l’inquinamento è un problema che non rispetta i confini nazionali e richiede una risposta globale. Solo collaborando insieme possiamo sperare di proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.

Buone Notizie

Ocean Cleanup libera gli oceani dalla plastica

Ocean Cleanup è un’organizzazione no-profit fondata nel 2013, l’inventore olandese Boyan Slat ha fondato l’organizzazione all’età di 18 anni nella sua città natale di Delft, nei Paesi Bassi. Sviluppa e amplia tecnologie per liberare gli oceani dalla plastica. Per raggiungere questo obiettivo utilizzano alcune strategie: intercettano la plastica nei fiumi per ridurre l’afflusso di inquinamento e ripuliscono ciò che si è già accumulato nell’oceano e che non andrà via da solo. E’ un associazione senza scopo di lucro in cui fanno affidamento sulle donazioni di individui, aziende, governi e istituzioni. La sede centrale si trova a Rotterdam, il team è composto da 120 ingegneri, ricercatori, scienziati, modellatori computazionali e ruoli di supporto.

Pulire le zone di spazzatura dell’oceano

La sfida principale del ripulire le enormi distese di rifiuti oceanici è che l’inquinamento causato dalla plastica è altamente diluito e si estende su milioni di chilometri quadrati. La loro soluzione di pulizia è progettata per concentrare innanzitutto la plastica, consentendo loro di raccogliere e rimuovere efficacemente grandi quantità. Per pulire un’area di grandi dimensioni è necessaria una soluzione strategica ed efficiente dal punto di vista energetico. Mantenendo una giusta differenza di velocità tra il sistema di pulizia e la plastica, creano coste artificiali, dove non ce ne sono, per concentrare la plastica.

Com’è composto il sistema?

Il sistema è composto da una lunga barriera a forma di U che guida la plastica in una zona all’estremità. Le correnti circolanti nella zona dei rifiuti spostano la plastica, creando punti caldi naturali in continuo cambiamento con una maggiore concentrazione.

La loro filosofia culturale

Mettono la missione al loro primo posto, rinnovando in acque inesplorate sfidando a vicenda e affrontando i fallimenti come opportunità di apprendimento non programmate. Questo problema è troppo grande per risolverlo da solo quindi è importante collaborare attraverso un’esecuzione pragmatica, mirata e disciplinata.

Buone Notizie

Il nostro obiettivo finale è ripulire il 90% della plastica galleggiante negli oceani entro il 2040.

Re-Re-Re

Differenza tra Riuso, Riciclo e Riduzione

DEFINIZIONI: RE-RE-RE

Riuso: la possibilità di poter utilizzare i prodotti che non sono ancora diventati scarti o rifiuti.
Riciclo: recupero di materiale con fine di trasformarlo in un composto per essere, eventualmente, utilizzato
Riduzione: l’azione di ridurre per riportare una cosa a una determinata condizione
Queste tre parole hanno significati diversi, ma hanno uno scopo comune: RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE.


Se noi ricicliamo potremmo da dei materiali crearne altri da poter riutilizzare, riducendo anche la produzione.
Ad esempio, se si riciclano bottiglie di plastica, queste potranno essere distrutte e lavorate in modo da crearne altre da poter riusare per ridurre la produzione di plastica e inquinare sempre di meno l’ambiente, come ad esempio il mare.

Le tre R:

  1. Vari esempi sul Riusare un oggetto
    esempio: Riutilizzare barattoli vuoti per poi creare vasetti dove mettere le piantine, sughi o marmellate; Riutilizzare un bancale per poi creare un poggiapiedi, un divanetto da giardino, una scatola per la legna, un piccolo scaffale.
  2. Vari esempi sul Ridurre un oggetto
    esempio: comprare meno oggetti di plastica come ad esempio deodoranti spray quindi usare deodoranti naturali “ALLUME DI ROCCA”; Ridurre l’utilizzo dell’energia utilizzando per esempio gli elettrodomestici in determinati orari; Ridurre l’utilizzo dell’acqua chiudendola quando ci laviamo le mani, ci facciamo la doccia e ci laviamo i denti.
  3. Vari esempi sul Riciclare un oggetto
    esempio: Riciclare facendo la raccolta differenziata quindi selezionando i vari oggetti nell’apposito cassonetto; Riciclare un vestito che non si usa più rivendendolo in siti appositi per farlo usare a persone più bisognose.
Noi

Archeoplastica: contro l’inquinamento marino

Cos’è Archeoplastica?

Uno dei modi rivoluzionari per responsabilizzare e sensibilizzare le persone verso il rispetto dell’ambiente è stato ideato da Enzo Suma con il suo progetto “Archeoplastica: il museo degli antichi rifiuti spiaggiati”. Quest’idea nasce dopo la pubblicazione di una foto di un barattolino di spray abbronzante che aprì una discussione tra i lettori sull’inquinamento della plastica. Enzo Suma cominciò così a pubblicare più foto dei suoi ritrovamenti per poi ufficializzare il sito nell’inverno del 2021.

In cosa consiste Archeoplastica?

Consiste nel ritrovamento di rifiuti lasciati nel passato che ritrovano vita lungo le spiagge di tutta Italia; oltre a questo, il progetto incentiva un utilizzo più regolare della plastica in modo da diminuire l’inquinamento. Grazie a questo, centinaia di rifiuti vengono raccolti e situati in un museo virtuale in cui è possibile osservarli.

Cosa si può trovare nel museo?

Gli elementi principali sono flaconi, bottiglie e palloni; tutti risalenti a 30, 40, 60 anni fa dai quali è possibile risalire alla versione originaria degli oggetti di quel tempo e trasformarli in opere d’arte.

Re-Re-Re

Ti serve davvero? Quello da sapere sul fast fashion

Iniziamo con il termine consumismo:
“Fenomeno economico-sociale, tipico dei paesi a reddito elevato ma presente anche nei paesi in via di sviluppo, consistente nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni di imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione..”

Questo fenomeno è ciò che porta avanti le vendite e l’arricchimento di ogni industria multinazionale; sono sempre più le persone che sostituiscono prodotti nuovi e funzionanti con beni di ultimo modello solo per stare al passo con le mode.

Quali sono le cause maggiori di questo nuovo fenomeno?

In primo luogo si può parlare della necessità di sentirsi accettati dalla società in cui viviamo oggi, che non ci permette di soddisfare il nostro desiderio di affermarci. L’esasperazione dei consumi provoca veri e propri sprechi sociali ed ha, inoltre, delle sfaccettature negative sull’ambiente, primo fra tutti, l’inquinamento. Infatti lo spreco sistematico crea montagne di rifiuti non degradabili che inquinano l’ambiente e i prodotti usa e getta o la produzione di beni destinati ad avere un ciclo di vita breve di certo non garantiscono un utilizzo efficiente e funzionale delle risorse, è quindi inevitabile un aumento di emissioni inquinanti e del consumo esagerato di risorse.

Le vere vittime del consumismo non sono solo gli adulti ma soprattutto i bambini che ricevono messaggi da spot pubblicitari in televisione o dai social media attraverso gli smartphone, per quanto riguarda invece la fascia adolescenziale avviene molto frequente che i giovani siano influenzati del fast fashion, ovvero, una moda veloce. Questo tipo di produzione presenta diversi aspetti negativi: produce quantità eccessive di rifiuti e inquinamento, sfrutta i lavoratori e riduce la qualità del suolo, del cibo e dell’acqua del nostro Pianeta. Inoltre, i capi risentono fortemente del prezzo così basso, finendo per essere creati con tessuti scadenti.

Tuttavia, ciò viene fatto a scapito delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Infatti, la maggior parte dei vestiti è progettata in Bangladesh o in Pakistan, là dove la manodopera è più economica. Le aziende di fast fashion, come Shein, offrono una vasta gamma di prodotti di tendenza a prezzo bassissimo e spingono i consumatori ad acquistare sempre di più.

Secondo il marchio, vengono lanciati 500 nuovi articoli di abbigliamento al giorno e la spiegazione data sul sito, evidenzia il testamento di un prodotto con una tiratura di soli 50-100 pezzi e, se si vede che la tendenza prende piede, la produzione inizia ad essere di massa.

Tuttavia dietro il prezzo conveniente si creano numerosi problemi riguardanti la produzione, la qualità dei prodotti, le condizioni di lavoro e l’impatto ambientale: infatti solo nel 2015, l’industria dell’abbigliamento, ha infatti creato 92 milioni di tonnellate di acque reflue (contaminate) portando all’inquinamento delle nostre fonti idriche e del suolo.

I danni causati dalla fast fashion sono davvero tanti, ma per fortuna sembra che in tutto il mondo qualcosa si stia muovendo e sempre più aziende stanno prestando attenzione all’impatto della fast fashion sul nostro pianeta.

Un esempio evidente è stato testimoniato anche da uno dei peggiori disastri nella storia del fast fashion: il crollo del Rana Plaza nell’aprile del 2013 che ha messo in luce le condizioni disumane del settore tessile operativo dietro a marchi come Pull and Bear, Zara o Benetton. Per invertire queste tendenze è importante adottare uno stile di vita che rispetti le tre R ovvero (RE-RE-RE) ridurre, riusare, riciclare.

Ecco alcune linee guida da seguire:
Acquista vintage (vinted, depop, armadio verde, micolet)
Comprare da brand italiani
Informati prima di acquistare!
Acquista in negozio
Riduci il tuo guardaroba (vendi quello che non usi più)
Evita tessuti sintetici