Buone Notizie

Ocean Cleanup libera gli oceani dalla plastica

Ocean Cleanup è un’organizzazione no-profit fondata nel 2013, l’inventore olandese Boyan Slat ha fondato l’organizzazione all’età di 18 anni nella sua città natale di Delft, nei Paesi Bassi. Sviluppa e amplia tecnologie per liberare gli oceani dalla plastica. Per raggiungere questo obiettivo utilizzano alcune strategie: intercettano la plastica nei fiumi per ridurre l’afflusso di inquinamento e ripuliscono ciò che si è già accumulato nell’oceano e che non andrà via da solo. E’ un associazione senza scopo di lucro in cui fanno affidamento sulle donazioni di individui, aziende, governi e istituzioni. La sede centrale si trova a Rotterdam, il team è composto da 120 ingegneri, ricercatori, scienziati, modellatori computazionali e ruoli di supporto.

Pulire le zone di spazzatura dell’oceano

La sfida principale del ripulire le enormi distese di rifiuti oceanici è che l’inquinamento causato dalla plastica è altamente diluito e si estende su milioni di chilometri quadrati. La loro soluzione di pulizia è progettata per concentrare innanzitutto la plastica, consentendo loro di raccogliere e rimuovere efficacemente grandi quantità. Per pulire un’area di grandi dimensioni è necessaria una soluzione strategica ed efficiente dal punto di vista energetico. Mantenendo una giusta differenza di velocità tra il sistema di pulizia e la plastica, creano coste artificiali, dove non ce ne sono, per concentrare la plastica.

Com’è composto il sistema?

Il sistema è composto da una lunga barriera a forma di U che guida la plastica in una zona all’estremità. Le correnti circolanti nella zona dei rifiuti spostano la plastica, creando punti caldi naturali in continuo cambiamento con una maggiore concentrazione.

La loro filosofia culturale

Mettono la missione al loro primo posto, rinnovando in acque inesplorate sfidando a vicenda e affrontando i fallimenti come opportunità di apprendimento non programmate. Questo problema è troppo grande per risolverlo da solo quindi è importante collaborare attraverso un’esecuzione pragmatica, mirata e disciplinata.

Buone Notizie

Il nostro obiettivo finale è ripulire il 90% della plastica galleggiante negli oceani entro il 2040.

Riviera

Come riutilizzare le colonie della nostra riviera?

Le colonie bolognesi sono nate negli anni ’30 come risposta alle difficili condizioni di vita di molti bambini e giovani della città. Inizialmente, venivano organizzate per i bambini bisognosi o per coloro che non avevano la possibilità di trascorrere le vacanze altrove. Tuttavia, nel corso degli anni, le colonie si sono aperte a un pubblico più ampio, accogliendo anche bambini provenienti da famiglie più agiate.

 

Le strutture delle colonie bolognesi erano dotate di alloggi, cucine, refettori, spazi per attività ricreative e sportive. I bambini venivano supervisionati da un personale qualificato, cui educatori e animatori, che organizzavano una serie di attività per intrattenere e coinvolgere i ragazzi durante la loro permanenza. Le colonie diventarono molto popolari e rappresentavano un’importante occasione di socializzazione e svago: i bambini potevano godere del contatto con la natura, partecipare a escursioni, fare sport e prendere parte a laboratori e attività culturali.

Negli anni, il concetto di colonie estive è cambiato e si sono diffuse altre forme di vacanza, tuttavia hanno mantenuto una certa rilevanza e sono rimaste una tradizione nel territorio della città.
Le colonie bolognesi potrebbero essere riutilizzate in diversi modi, a seconda delle esigenze e delle opportunità del contesto attuale.

Ecco alcune possibili alternative:
Centri educativi: potrebbero essere trasformate in centri educativi estivi, offrendo programmi che combinano attività ricreative, sportive, artistiche e culturali. Questo tipo di riutilizzo consentirebbe ai bambini di imparare e divertirsi durante le vacanze estive, promuovendo l’apprendimento e lo sviluppo personale.
Centri per attività all’aria aperta: Si potrebbero adattare per diventare centri per attività all’aria aperta, come campeggi o luoghi per escursioni. Ci sarà la possibilità di organizzare percorsi naturalistici, avventure di orienteering, arrampicate e altre attività che incoraggiano il contatto con la natura e lo sviluppo di abilità all’aperto.
Residenze per artisti e creativi: Le colonie potrebbero essere ristrutturate per diventare residenze per artisti, scrittori o creativi di varie discipline. Il loro riutilizzo offrirebbe un ambiente tranquillo e stimolante per la produzione artistica, consentendo agli artisti di trascorrere un periodo di tempo concentrato sulla loro pratica creativa.
Centri di formazione e laboratori: Le colonie potrebbero essere utilizzate come centri di formazione e laboratori per varie attività, come corsi di musica, danza, teatro, fotografia o cucina. Questo consentirebbe alle persone di partecipare a programmi di apprendimento specializzati e di sviluppare nuove competenze e passioni.
Centri di accoglienza per rifugiati o famiglie in difficoltà: Le colonie potrebbero essere trasformate in centri di accoglienza temporanea per rifugiati o famiglie in difficoltà. Il loro riuso potrebbe offrire un luogo sicuro e confortevole per coloro che hanno bisogno di assistenza e supporto durante un periodo di transizione.

In conclusione vogliamo dire che queste colonie possono essere una risorsa molto importante per la nostra riviera e possono essere sfruttate in diverse maniere anziché lasciarle in disuso e in uno stato di abbandono.

Riviera

Rimini Green: verso un futuro senza plastica

 La diffusione della plastica

Le plastiche costituiscono il 70% dei rifiuti marini, percentuale che nei mari italiani sale al 95,7%, 43% nel solo Adriatico centro settentrionale.
Sono materiali estremamente diffusi in molteplici settori economici a causa della loro adattabilità e dei costi relativamente contenuti.
L’utilizzo della plastica ha modificato radicalmente i nostri modelli di consumo. Siamo stati indirizzati verso applicazioni di breve durata, come ad esempio i prodotti monouso, i quali generano uno spreco di risorse preziose e possono favorire i fenomeni di dispersione dei rifiuti nell’ambiente.

Come nasce “Romagna plastic free 2023”

In virtù della sempre maggior attenzione al tema della vasta presenza di plastica nei nostri mari, nasce l’iniziativa “Romagna Plastic Free 2023”. L’obiettivo che l’Emilia Romagna si pone è quello di ridurre al massimo la presenza di rifiuti in mare. Strategia condivisa, che prevede l’impegno del pubblico, delle associazioni e delle categorie per la salvaguardia dell’ambiente.

Rimini ha già investito 200 milioni di euro per riqualificare le fogne e l’ex sindaco Andrea Gnassi ha affermato: “Oggi diciamo basta alla plastica in mare, vogliamo diventare la prima regione e la prima riviera ‘plastic free. Non deve più essere normale che la plastica sia abbandonata nell’ambiente.'”.

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Fishing for Litter, mare senza plastica anche grazie ai pescatori

Già dal 2016, i pescatori hanno a disposizione cassonetti per lo smaltimento gratuito di rifiuti di plastica pescati in mare. Inoltre Legambiente ha presentato in Emilia Romagna i risultati del progetto “Fishing for Litter – In rete contro un mare di plastica”, una delle principali esperienze nazionali di recupero di rifiuti da ambienti acquatici. L’iniziativa si è svolta la scorsa estate nell’area del Delta del Po, con il grande contributo della marineria di Porto Garibaldi.
Grazie all’impiego di 45 imbarcazioni, per sei mesi volontari e pescatori hanno potuto raccogliere e smaltire correttamente i rifiuti finiti nelle reti durante le attività di pesca. I rifiuti sono stati conferiti in appositi cassonetti messi a disposizione da Clara Spa sulla banchina.
La marineria locale ha bandito le cassette di polistirolo per il pescato. Un impegno che va al di là di mare e spiagge.

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Le Norme messe in atto

Questi 15 chilometri di spiaggia sono da sempre laboratorio di tendenze e buone pratiche ambientali.  Dal 1° luglio 2019 a Rimini è entrata in vigore l’ordinanza “Plastic Free” che vieta la somministrazione di bicchieri e cannucce in plastica monouso nei bar e nei chioschi in spiaggia. Saranno sostituiti da prodotti realizzati in amido di mais, Pla, policarbonato e in grano duro dalla forma di un maccherone. Questi materiali sostituiranno la plastica monouso. Anche se i costi non bassi di rifornimento dei materiali alternativi, pare essere stata accolta con favore da parte degli imprenditori.

Studiata nell’ottica della tutela dell’ambiente e della salute anche la seconda importante novità dell’ordinanza balneare che introduce il divieto di fumare sulla battigia delle spiagge riminesi. Un provvedimento studiato per garantire il benessere dei non fumatori e allo stesso tempo ridurre la presenza di mozziconi sulla battigia.
Plastica e sigarette vietate in tutta la spiaggia di Rimini
Terza foto di Legambiente.
Quarta foto di Mondo Balneare.