PlasticFree.school è un blog di sensibilizzazione sul problema della plastica nei mari, a cura degli studenti delle superiori dell’ITT Marco Polo di Rimini.
L’inquinamento da plastica negli ultimi decenni è diventato uno dei problemi più grandi e urgenti da fronteggiare e gestire, infatti, milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte ogni anno e compromettono la vita di molte specie, inclusa la nostra.
Conseguenze sull’uomo:
Svariate ricerche dimostrano che le tossine rinvenute nella plastica possono portare a disturbi riproduttivi, malattie polmonari, cancro, diabete, danni nello sviluppo in età giovanile e talvolta anche alla morte.
Cosa possiamo fare per ridimensionare l’utilizzo di prodotti inquinanti?
Non gettare la plastica sulle spiagge e nei mari
Incrementare l’utilizzo di borracce metalliche
Acquistare prodotti privi di imballaggi di plastica
Diminuire l’utilizzo delle cannucce di plastica
Riutilizzare bottiglie di vetro per il consumo d’acqua
Conseguenze sulla fauna:
Gli animali sono danneggiati dal nostro improprio smaltimento di plastica. Non solo compromettiamo i loro habitat ma anche la loro salute. Scambiano la plastica per del cibo e spesso se ne nutrono, portando alla loro morte. Anche se molte persone non sono interessate alla salute della fauna, in realtà è un argomento che tocca anche noi: se gli animali (per esempio pesci) mangiano della plastica e noi mangiamo loro a nostra volta, ingeriamo indirettamente suddetta plastica. Quindi, è un problema di tutti!
Gli imballaggi per gli alimenti, per quanto a volte necessari, sono spesso usati in modo eccessivo. Un caso eclatante di eccessivo utilizzo di imballaggi per alimenti sono le confezioni monoporzione, la cui popolarità è aumentata molto in questi anni. Sono i cosiddetti “formati risparmio”, dove in una busta di grandi dimensioni sono contenute numerose porzioni più piccole.
Le confezioni monoporzione sono un altro grande problema; per piccole porzioni di cibo viene utilizzato un quantitativo di plastica sproporzionato e, soprattutto, innecessario.
In Europa gli imballaggi corrispondono al 59% di pattume di plastica e negli Stati Uniti quasi il 65%. Anche se grazie a loro gli alimenti rimangono intatti e incontaminati, è comunque presente il rischio che siano proprio loro a compromettere la qualità del prodotto; la plastica è il materiale più incline a rilasciare sostanze chimiche. La soluzione migliore per questo problema è sostituire il più possibile gli imballaggi di plastica con alternativepiùsostenibili, meno dannose e soprattutto biodegradabili:
Affinché l’utilizzo degli imballaggi di plastica da parte delle grandi aziende diminuisca, è importante che ognuno di noi acquisti prodotti in confezioni sostenibili o smetta di utilizzare dalle aziende che fanno abuso nei confezionamenti di imballaggi di plastica.
L’1 gennaio 2023 è entrato in vigore il divieto dell’utilizzo della plastica su tutto il territorio del Regno Unito. La Segretaria dello Stato dell’Ambiente Thérèse Coffey ha confermato l’intenzione di voler eliminare gradualmente l’utilizzo della plastica monouso.
Cosa è stato vietato?
Secondo il Daily Mail il divieto riguarderebbe solo alcuni tipi di plastica come ad esempio i bastoncini per i palloncini, posate, i piatti, i bicchieri, ciotole e vassoi di plastica utilizzati nei bar, ristoranti o take away. Invece nei negozi si troveranno ancora gli imballaggi di plastica. Nel 2020 è stato vietato anche l’utilizzo dei cotton fioc e delle cannucce di plastica. Solo il 10% della plastica utilizzata dagli inglesi viene riciclato. Il divieto si applicherà anche alle vendite online. Secondo alcuni dati, in Inghilterra vengono usati circa 721 milioni di piatti monouso e 2,7 miliardi di posate di plastica, la maggior parte di questi prodotti non è biodegradabile e ci mette anni per decomporsi, e lasciano una grande impronta nel nostro pianeta e nella nostra salute.
Le conseguenze della plastica sul Pianeta
La plastica ci mette più di 100 anni a decomporsi, e può arrivare fino a 1000 anni. Una ricerca dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e del Politecnico delle Marche ha trovato tracce di microplastiche nella placenta umana, ciò dimostra che la plastica non è nociva solo per il nostro ambiente ma anche per la nostra salute. La plastica è la causa dell’80% dell’inquinamento del mare.
Buone notizie
Il governo sta pensando a una soluzione anche per i filtri di tabacco, le buste di plastica e salviette umidificate. Il Galles e la Scozia hanno promosso anche loro dei divieti per l’uso della plastica. Continuando così saremo in grado di diminuire in modo molto notevole la plastica.
Si spera che il governo riesca a raggiungere i traguardi che si sono imposti, e che da esso prendano esempio anche altri Paesi.
Negli ultimi anni, il problema della plastica e dell’inquinamento è diventato un argomento molto discusso, specialmente fra i giovani.
Ciò ha fatto sì che venissero presi dei provvedimenti per cercare di alleggerire e risolvere il problema.
Cosa si sta facendo in Italia e in Europa
Nel 2019 sono state riciclate 617.292 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica. Nello stesso anno l’Eurostat ha stabilito che ogni persona dell’UE ha generato 34,4 kg di rifiuti di cui 14,1 kg sono stati riciclati.
In Italia entro il 2023 verrà introdotta una tassa chiamata “Plastic Tax”, che ha come scopo il disincentivo dell’utilizzo dei prodotti di plastica e la riduzione della produzione dei manufatti di plastica monouso.
Si tratta di un’imposta del valore fisso di 0,45 centesimi di euro per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto (i cosiddetti MACSI). Tale costo graverà indirettamente, ovviamente, sull’acquirente.
Dal punto di vista europeo, il 3 luglio 2021 è stata adottata la direttiva “Single Use Plastic” (SUP), un insieme di norme stabilite per limitare prodotti e imballaggi di plastica che rientrano tra i dieci più spesso rinvenuti sulle spiagge europee e per i quali esistono alternative in commercio.
I residui di plastica che si accumulano nei mari, negli oceani e sulle spiagge sono ingeriti da tante specie marine che vengono messe in pericolo. Ma anche da tanti pesci e crostacei che fanno parte della catena alimentare umana.
Sono sempre di più gli Stati europei che si stanno allineando con nuovi decreti attuativi, che vietano l’utilizzo della plastica negli imballaggi monouso.
Ma quali sono i prodotti vietati dalla normativa?
Di seguito l’elenco in specifico:
Posate e piatti in plastica
Cannucce
Bastoncini cotonati
Contenitori per alimenti e per bevande in poliestere espanso
Mescolatori per bevande
Aste per palloncini
Contenitori per bevande in EPS
WWF Italia e Calzedonia: missione spiagge pulite
Lo sai che ogni anno finiscono nel Mar Mediterraneo 570 mila tonnellate di plastica? Con il risultato che per ogni chilometro di litorale, si accumulano oltre 5 kg di rifiuti plastici al giorno.
Più di 33 mila bottiglie di plastica finiscono nel Mediterraneo ogni minuto. L’inquinamento di questo mare ha raggiunto oggi livelli record a causa dell’incapacità dei Paesi del Mediterraneo di gestire i propri rifiuti di plastica.
Il report WWF ”Fermiamo l’inquinamento da Plastica: come i Paesi del Mediterraneo possono salvare il proprio mare” ha esaminato e individuato le cause e i responsabili della cattiva gestione del sistema dei rifiuti nei vari paesi e definito un piano di azioni per salvare il mare dalla plastica.
Per sensibilizzare sull’argomento, nel 2021 WWF Italia e Calzedonia hanno deciso di unirsi insieme nel progetto “Missione Spiagge Pulite“. La collaborazione si è svolta per tutto l’anno 2021. Il loro obiettivo consisteva nel liberare un milione e mezzo di metri quadrati di spiagge italiane dalle plastiche e dai rifiuti abbandonati e dispersi.
Anche migliaia di persone con a cuore il progetto sono scese in campo, dando il loro contributo!
Tutti noi, però, possiamo fare la differenza aiutando nel nostro piccolo.
I rifiuti urbani rappresentano il 10% delle 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno nell’ Unione europea, ma sono anche i più evidenti e complessi a causa della loro composizione.
L’Unione europea nel 2018 ha fissato delle nuove norme riguardanti i rifiuti di imballaggio, riciclo e discariche. Lo scopo è quello di rinforzare il passaggio dall’economia lineare a quella più sostenibile ovvero all’economia circolare.
Gli oggetti di plastica monouso, quali cotton fioc, posate, piatti, cannucce e vari bastoncini saranno presto tolti dal mercato. Di questi esiste già la versione alternativa. Obiettivo entro il 2029 di raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica tramite il sistema del “vuoto a rendere“.
Inoltre si sta anche lavorando sul problema degli attrezzi da pesca persi in mare. Verranno fatti degli investimenti in ricerca e innovazione col fine di produrre attrezzi per pesca ecosostenibili.
Nella statistica del 2017, il 46% dei rifiuti urbani viene riciclato e compostato
La Germania e l’Austria sono in cima alla classifica dei paesi che riciclano maggiormente.
Nei paesi del nord-ovest dell’UE lo smaltimento in discarica è quasi inesistente perché gestiscono i rifiuti urbani attraverso l’utilizzo di inceneritori e metodi di riciclo.
Tra il 2006 e il 2017 l’uso delle discariche è diminuito notevolmente nei paesi nordici.
Altri stati membri fra cui anche l’Italia smaltiscono circa un terzo dei rifiuti nelle discariche.
Nei paesi dell’est e sud Europa il metodo principale per la gestione dei rifiuti è la discarica.
In che situazione si trova l’Italia?
Nonostante il periodo tormentato della pandemia di COVID-19, l’Italia non ha mai smesso di riciclare gli imballaggi di plastica. Basti pensare che nel 2020 è cresciuta del 4% la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. Come risultato, in ambito della raccolta differenziata il nostro paese ha compiuto dei grandi passi in avanti.
La pandemia, il nuovo ed enorme problema legato ai dispositivi di protezione
Le mascherine monouso sono diventate il simbolo della pandemia. Hanno portato a ragionare molto sull’argomento dello smaltimento dei rifiuti di plastica. Il cattivo utilizzo di questi dispositivi di protezione monouso e la dispersione nell’ambiente stanno incrementando il problema dei rifiuti plastici che inquinano oceani ed ecosistemi terrestri. Se disperse in mare, le mascherine tendono a galleggiare, ma ne esistono di più pesanti (come le mascherine Ffp2), che affondano o restano sospese a tutte le profondità. Numerosi pesci, tartarughe, mammiferi marini e uccelli rischiano la vita ingerendole, mentre altri animali sono spesso vittime degli elastici.
Come sono cambiate le mascherine nel tempo e da cosa sono costituite?
Agli inizi del ventesimo secolo le mascherine chirurgiche erano formate da tanti strati di cotone che le rendevano riutilizzabili. Negli anni ’90 le fibre di vetro costituivano le mascherine chirurgiche che irritavano la pelle del viso, e vennero sostituite con materiali provenienti dall’industria tessile come il propilene, il nylon, il poliestere e la cellulosa. In data odierna le mascherine sono composte da materiale plastico detto TNT, ovvero “tessuto non tessuto”, che appunto comporta gravi danni se disperse nell’ambiente. Con le radiazioni solari le mascherine rilasciano innumerevoli sostanze chimiche nocive provenienti dal polipropilene. Queste informazioni devono farci riflettere sulle disattenzioni riguardo al trattamento che riserviamo alla nostra grande casa: la Terra.
Le plastiche costituiscono il 70% dei rifiuti marini, percentuale che nei mari italiani sale al 95,7%, 43% nel solo Adriatico centro settentrionale.
Sono materiali estremamente diffusi in molteplici settori economici a causa della loro adattabilità e dei costi relativamente contenuti.
L’utilizzo della plastica ha modificato radicalmente i nostri modelli di consumo. Siamo stati indirizzati verso applicazioni di breve durata, come ad esempio i prodotti monouso, i quali generano uno spreco di risorse preziose e possono favorire i fenomeni di dispersione dei rifiuti nell’ambiente.
Come nasce “Romagna plastic free 2023”
In virtù della sempre maggior attenzione al tema della vasta presenza di plastica nei nostri mari, nasce l’iniziativa “Romagna Plastic Free 2023”. L’obiettivo che l’Emilia Romagna si pone è quello di ridurre al massimo la presenza di rifiuti in mare. Strategia condivisa, che prevede l’impegno del pubblico, delle associazioni e delle categorie per la salvaguardia dell’ambiente.
Rimini ha già investito 200 milioni di euro per riqualificare le fogne e l’ex sindaco Andrea Gnassi ha affermato: “Oggi diciamo basta alla plastica in mare, vogliamo diventare la prima regione e la prima riviera ‘plastic free.Non deve più essere normale che la plastica sia abbandonata nell’ambiente.'”.
Fishing for Litter, mare senza plastica anche grazie ai pescatori
Già dal 2016, i pescatori hanno a disposizione cassonetti per lo smaltimento gratuito di rifiuti di plastica pescati in mare. Inoltre Legambiente ha presentato in Emilia Romagna i risultati del progetto “Fishing for Litter – In rete contro un mare di plastica”, una delle principali esperienze nazionali di recupero di rifiuti da ambienti acquatici. L’iniziativa si è svolta la scorsa estate nell’area del Delta del Po, con il grande contributo della marineria di Porto Garibaldi.
Grazie all’impiego di 45 imbarcazioni, per sei mesi volontari e pescatori hanno potuto raccogliere e smaltire correttamente i rifiuti finiti nelle reti durante le attività di pesca. I rifiuti sono stati conferiti in appositi cassonetti messi a disposizione da Clara Spa sulla banchina.
La marineria locale ha bandito le cassette di polistirolo per il pescato. Un impegno che va al di là di mare e spiagge.
Le Norme messe in atto
Questi 15 chilometri di spiaggia sono da sempre laboratorio di tendenze e buone pratiche ambientali. Dal 1° luglio 2019 a Rimini è entrata in vigore l’ordinanza “Plastic Free” che vieta la somministrazione di bicchieri e cannucce in plastica monouso nei bar e nei chioschi in spiaggia. Saranno sostituiti da prodotti realizzati in amido di mais, Pla, policarbonato e in grano duro dalla forma di un maccherone. Questi materiali sostituiranno la plastica monouso. Anche se i costi non bassi di rifornimento dei materiali alternativi, pare essere stata accolta con favore da parte degli imprenditori.
Studiata nell’ottica della tutela dell’ambiente e della salute anche la seconda importante novità dell’ordinanza balneare che introduce il divieto di fumare sulla battigia delle spiagge riminesi. Un provvedimento studiato per garantire il benessere dei non fumatori e allo stesso tempo ridurre la presenza di mozziconi sulla battigia.
Siamo nel periodo natalizio: addobbi, alberi, dolci e regali sono i protagonisti ma la nostra nemica plastica è, come sempre, in agguato!
Probabilmente non ci abbiamo mai fatto caso ma la plastica durante il periodo natalizio è ovunque, dall’ albero finto alle decorazioni, dalla carta plastificata per impacchettare ai contenitori distribuiti nei mercatini di Natale dove, per vendere vin brulè e ciccolata calda, si utilizzano bicchieri di plastica.
Gli addobbi: belli ma non riciclabili
Come da tradizione, dall’otto di dicembre la plastica invade ogni casa. Gli addobbi dell’albero, le luci e le ghirlande sono necessari per creare l’atmosfera natalizia, però sono un’arma a doppio taglio: dietro alla loro bellezza celano la plastica.
Anche se a volte sono riutilizzabili, il problema nasce quando si rompono e devono essere buttati. È qui che ci poniamo la domanda esistenziale: in quale bidone li getto?
Nella maggior parte dei casi, luci, addobbi e lo stesso albero sintetico non sono riciclabili perchè composti da diversi materiali, quindi non possiamo buttarli semplicemente nell’indifferenziata ma dovremo rivolgerci all’isola ecologica della nostra città.
Crea un pacchetto plastic free
La plastica la troviamo anche nell’impacchettamento del regalo, nascosta tra carta plastificata, nastri, etichette e scotch. Forse non abbiamo mai pensato che scotch e nastrini possono essere eliminati dai nostri regali, attraverso l’utilizzo di una tecnica Giapponese, che permette di piegare un semplice foglio con un particolare procedimento, creando un pacchetto autoreggente. Provare non costa nulla e con un semplice accorgimento puoi contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, clicca qui per vedere come fare!
La plastica invade anche i mercarini
Durante il periodo natalizio non possono mancare i mercatini, dove per scaldarsi dal rigido inverno, vengono venduti bicchieri e bicchieri di vin brulè, cioccolata calda e tisane.
Il problema non è tanto ciò che viene venduto all’interno del bicchiere ma il contenitore stesso. Tutti sono composti da plastica o polistirolo e spesso all’interno dei mercatini e, più in generale in tutta la città, non esistono bidoni appositi per il loro riciclo, costringendo le persone a gettarli negli unici bidoni a disposizione ovvero nell’indifferenziata o addirittura per i più maleducati e irrispettosi a disperderli nell’ambiente.
Alcuni veditori più attenti all’ambiente potrebbero optare per dare bicchieri di fibre naturali che, per il loro riciclo, devono essere buttati nell’umido e non assolutamente nell’indifferenziata. Ma le persone sono veramente informate su come si smaltiscono i rifiuti? Può capitare anche di avere in mano un “bicchiere platic free” e non sapere che questi debbano essere buttati nell’organico e quindi, involontariamente, li gettiamo altrove, causando l’inutilità del “bicchiere plastic free”.
Il Natale, quindi, oltre a portare gioia e armonia attraverso addobbi, regali e gustose bevande, ci regala anche plastica. Un regalo che il nostro pianeta non gradisce e tocca a noi, nel nostro piccolo, cambiare perchè “a Natale, puoi fare ciò che non puoi fare mai!” ( cit. Bebe, A Natale puoi, album Dolce Natale, 2015)
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